L’universo pullula di stelle scadenti.
Individui forniti da mamma Natura (che quel giorno era particolarmente simpi, come direbbe mia figlia) di tutti gli ingredienti necessari per brillare in qualsiasi ambito, dalla carriera allo sport, dallo spettacolo all’arte o alla scienza ma sbilanciati da altri che al momento di spiccare il grande salto li han no fatti inciampare nei lacci delle scarpe.
In certi abbinamenti, tipo: prestanza fisica/pigrizia, talento/incapacità di vendersi, buon gusto/povertà, abilità/sfiga, la Genitrice dimostra un sadismo che neanche il presidente Snow di Hunger Games.
Laddove l’ambizione e il merito si scontrano con l’esitazione, la modestia, l’autostima carente, avversari senza scrupoli o anche soltanto un’infallibile sfortuna, e soccombono, nasce una stella scadente.
Persone meritevoli che arrivano sempre seconde quando il posto è uno e se c’è un podio, quarte. Dei Leonardo Di Caprio qualunque, insomma.
Astri mancati che passeranno il resto della vita a raccontarsi che va bene così.
Dedicandosi con impegno e autoironia a convincersi che l’importante è essere bravi dentro, per poi scoprire che è vero; a gioire delle piccole cose, che son davvero tante e generose, se uno le sa vedere.
E chiedendosi qualche volta, in segreto, come sarebbe stato se.