l'orsa di mezzo

Perché tra il maggiore e il minore non c'è un buco nero


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Tredicesimo: Chi non ha testa metta gambe. E vada a nascondersi.

Arriva un momento, nella vita, in cui ti rendi conto che il tuo cervello non ti sta più dietro.
E ciò non è per niente bello, considerato che già da un po’ lo stavi trascinando al guinzaglio e per di più l’età della pensione è lontana come il primo WC quando te la stai facendo addosso.
Giorni fa un noto portale di compravendite online mi avvisa che purtroppo un non meglio identificato hacker ha violato i suoi archivi (qualcosa tipo tre mesi fa, ma questo è un dettaglio del quale non ha ritenuto necessario informarmi) e pertanto, onde evitare che il birbone utilizzi i miei poveri dati sensibili per darsi ad una assai modesta pazza gioia (cosa che avrebbe già potuto fare mille volte), mi prega di cambiare la mia password di accesso.
Peccato che nessuna di quelle che ho provato a inserire sia considerata sicura.
Dopo enne tentativi ho dovuto arrendermi all’evidenza: non sono in grado di digitare una password di dieci caratteri tutta fatta di asterischi, chiocciole, cifre e lettere maiuscole e minuscole senza vederla, e poi ricordarmela pure.
Così, in un impeto di rabbia (orrendamente simile a quella di certi anziani che usano il cellulare come fermacarte), ho rimosso l’account.
Appena prima di realizzare che avrei potuto annotare su un foglietto (di quelli che perdo) la password assurda E POI batterla sulla tastiera.
Pazienza, mi son detta, quel portale ha perso una cliente, e io posso vivere benissimo senza acquistare pellicole per il telefono online. Lavoro ogni giorno al pc senza problemi, non è certo per una sciocchezza simile che dovrei sospettare che la mia brillantezza mentale stia perdendo colpi.

Peccato che il giorno successivo la mia mente così fulgida abbia rimosso per sempre dal suo database il PIN del bancomat.
Ho provato e riprovato. Bloccato e riattivato e ribloccato il bancomat. Non c’è verso. Ricordo le cifre ma non l’ordine, ho provato qualcosa come 27 combinazioni diverse, e non trovo più la comunicazione della banca e nemmeno il foglietto (di quelli che perdo, appunto) sul quale l’avevo diligentemente annotato.
A remare contro ci si è messo pure il POS della Coop (su 16 casse io scelgo SEMPRE quella giusta), al quale si è incastrato il tasto del 6 proprio mentre lo premevo io, mandando a pallino il mio ennesimo tentativo disperato.
Ho pensato che potrei chiedere il PIN all’hacker, lui di sicuro lo sa.

Per fortuna, però, laddove la mente comincia a dar segni di cedimento, il fisico è ancora motivo d’orgoglio.
Oggi al ristorante, andando alla toilette, ho ricevuto gli applausi di un’intera tavolata di vecchi ubriaconi.
Son cose, direbbe una mia amica.
Mi sono ricordata dell’anno scorso al mare, quando in spiaggia un tale mi chiese se, pagandomi, potevo ripassargli davanti in costume da bagno.
Roba da vantarsi con le amiche, se non fosse che sembrava il nonno di Casaleggio.

Però quasi quasi, ora che vado al mare e ho perso l’uso del bancomat, potrei tornare in quella spiaggia… se mi ricordo dov’è.

E sempre se il nonnetto capellone nel frattempo non è andato in vacanza nel paradiso dei vecchi ubriaconi, dove 72 donne di mezz’età in bikini gli passano davanti a rotazione, per l’eternità.

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