Ti guardo mentre dormi.
Lo faccio ogni notte, da molti anni.
Mi siedo sul bordo del letto, facendo attenzione a non svegliarti, e lascio che l’occhio corra lungo il tuo corpo abbandonato, ringraziando il caldo complice che ti costringe a scostare il lenzuolo, e mi permette di osservarti meglio e cadere nella malìa di una meraviglia segreta e sempre nuova.
Lo spazio che occupi è ogni giorno più grande. Si avvia con prepotenza a conquistare la sua personale dimensione. Quante volte, in uno slancio protettivo ed egoistico insieme, ho desiderato scioccamente che si fermasse, per conservarti innocente e mantenere per me l’esclusività del tuo sguardo rapito!
Resisto alla tentazione di toccarti, non voglio spezzare bruscamente l’avventura folle che domani mi racconterai.
Alcune volte l’ho fatto. Posando un bacio il più possibile leggero sui tuoi capelli arruffati, ho provocato un movimento secco o un sorriso o un borbottio senza senso, o ancora mi sono ritrovata addosso due occhioni spaventati. Stanotte non intendo disturbarti e ti guardo soltanto, affascinata dall’armonia perfetta del tuo volto, compiaciuta e turbata dalla sensualità di quelle labbra carnose, che presto saranno il primo veicolo del tuo allontanarti da me.
In fondo non sono che la matita che la vita ha impugnato per tracciare queste linee acerbe.
Hai preso una parte consistente di me, che non potrò più essere quella di prima, lo sai? Ci sono giorni in cui capita che questo mi pesi un po’. Ma non me l’hai chiesto, sono stata io a dartela, questa energia, che a mia volta presi a manciate, senza peraltro ringraziare.
Che il conto, alla fine, pareggi?
Ti guardo dormire, e scivolo dietro al tuo respiro in un incanto ipnotico, che risucchia il senso del tempo, come mi succede soltanto davanti al mare, nei migliori amplessi, o quando mi immergo in quelle pagine che mi sanno irretire.
Potrei stare qui tutta la notte a contarti le efelidi sul viso e sorridere delle buffe espressioni del tuo sonno, dimenticando l’ansia della sveglia e la fatica del lavoro.
E’ il momento più prezioso. Intimo e sereno, scevro dalle tensioni del giorno, ma anche tormentato ed univoco, perché saranno quelle, che ricorderai, e non questi momenti di intensa tenerezza dei quali sei protagonista incosciente.
Spero che un po’ d’amore filtri anche così, attraverso le palpebre chiuse.
Non si offendano i poeti, e la Natura sorvoli indulgente, su quanto sto per dire a bassissima voce.
“Al mondo nulla è più bello di te, figlio mio”.
21 marzo 2014 alle 10:45
Passo, sorrido ammirato, e chiudo. Non è il mio campo.
22 marzo 2014 alle 9:16
Giusto Lidermax.
Non è neppure il mio…
22 marzo 2014 alle 21:38
Ciao cara, in questo periodo sono talrmente stanca che è più mia figlia che osserva me dormire……sarà grave??Un bacio
24 marzo 2014 alle 20:46
Dimmi come si chiama il suo blog, ti prego!
26 marzo 2014 alle 8:40
concordo e sottoscrivo ogni tua parola…..non sai quante volte ho fatto esattamente quello che racconti tu…ora un po’ meno perchè il mio “pargolo” ha 21 anni e torna a degli orari in cui la mamma sta già dormendo da un bel po’…..ma così è la vita….e quelle sere passate in “muta adorazione” davanti a quel miracolo della natura resteranno per sempre scolpite nella mia memoria ( alzheimer permettendo 🙂 )
26 marzo 2014 alle 13:15
Sono quei preziosi ritagli, comuni a tutte le mamme, in cui puoi calarti senza vergogna nel più bieco autocompiacimento, conscia di esagerare ma irrimediabilmente innamorata del frutto del ventre tuo, che in quel momento somiglia pure poco al diavoletto che un’ora prima sputava sentenze.
26 marzo 2014 alle 15:02
Il cordone ombelicale che lega il cuore di una madre al figlio non si spezza mai.
La mia è morta da vent’anni, ma ancora viene a cercarmi in sogno…
27 marzo 2014 alle 12:48
Sento che la mia verrà a cercarmi (per sgridarmi) per l’eternità…
26 marzo 2014 alle 18:42
E’ bello. Trova il modo e le parole per passare qualche frammento di questo amore anche di giorno
27 marzo 2014 alle 12:47
Ma ti pare che non lo faccio? Lo sai che qui è tutto inventato, compreso i racconti autobiografici? 😉
Grazie 🙂
27 marzo 2014 alle 13:40
Touché
31 marzo 2014 alle 10:38
😀
31 marzo 2014 alle 10:19
E brava la mia Espe! hai descritto meravigliosamente l’attimo in cui ci dimentichiamo che abbiamo a che fare con delle iene e ingenuamente ci lasciamo travolgere dalla tenerezza di quei visi arresi.
31 marzo 2014 alle 10:37
Eh sì, anche perché se li guardi così per più di tre secondi di giorno ti dicono: “Non hai niente da fare?”.
Oppure “Hai dieci euro?”
31 marzo 2014 alle 21:22
C’è una forma dolcissima di egoismo nell’amore materno.